| Venerdi’ 4 luglio: Independence Day, festa d’America. Ma anche di certa dipendenza, vero Presidente? «Ove s’intenda dipendenza da Juve, tanta nei miei ottanta anni. Per me la Juventus non è mai stata, dico mai, una squadra. Semmai "la squadra". Così era, così è e sarà per sempre, adesso magari più di prima».
Soprattutto quando si vince, o no? «Vero, ma bisogna essere capaci di vincere e ripetersi sempre. La vittoria è obiettivo sublimato dal sacrificio. Nessuno ti regala niente. Io, per esempio, non amavo allenarmi, però sul campo ho sempre dato tutto. Preso e restituito tanti calci, dagli avversari che restavano tali fin quando si era sul campo. Prima le botte, poi la stretta di mano. Era il nostro terzo tempo. E anche dietro la scrivania non mi sono negato niente: guardare il palmarès per credere».
Hanno obiettato che non era poi così complicato vincere con cotanta Famiglia al fianco... «Ammetto che avere come mezzeali Gianni e Umberto Agnelli è un bel regalo del destino. Però gli assist vanno trasformati e io ho sempre saputo fare gol, anche quando mi sono imposto il ruolo di regista. E battevo bene anche i corner. Non è cosa da tutti».
Rimpianto" è una parola bandita dal vocabolario bonipertiano o ricorrente?«No, rimpianti no. Non posso permettermi di averne, rifarei tutto senza cambiare una virgola. Parlerei piuttosto di rammarico: il più grande, a parte tutte le partite perse, è la mancata costruzione del nostro stadio. Uno splendido progetto, un gioiello soltanto per il calcio: non mi permisero di costruirlo. Poi le opportunità vietate di portare da noi Di Stefano, Garrincha, Pelé, Cruyff, Riva, Maradona... Li avevamo tutti in pugno. Piuttosto sovente mi struggo di nostalgia, per coloro i quali non ci sono più. E li ricordo tutti i miei compagni d’avventura, li vorrei qui con me a festeggiare questi ottanta anni».
L’uomo chiamato Juventus non può non avere una Juventus ideale...«E invece non ce l’ho. Farei torto a troppi. Non inducetemi in tentazione».
Un augurio alla Juventus prima al lavoro?«Più che un augurio, un ordine. Continui a fare la Juve, com’è scritto nei sacri testi. E mi regali la terza stella, alle altre due ho provveduto anch’io...».
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